Oggi, ospite di MusiCommunication abbiamo come ospite Luca Bonaffini, compositore e cantautore italiano.
1 – Ciao Luca e benvenuto su MusiCommunication. Inizierei chiedendoti di parlarci un po’ di te. Quando è nata la tua passione per la musica e qual’è la tua formazione?
Ciao Oreste! Un saluto a tutti i tuoi lettori. Ho iniziato a suonare la chitarra esattamente 40 anni fa. Dietro la porta, insomma! Al tempo delle superiori ero un ragazzo introverso e creativo e appassionato di cinema e fumetti. Fu lì e negli ambienti extra famigliari che conobbi, attraverso gli amici, la musica dei cantautori. E i vinili e le radio libere contribuirono ad arricchire le mie conoscenze, il mio archivio discografico e la mia voglia di scrivere canzoni. Sono 39 anni e mezzo che scrivo.
2 – Nel 1998, in un’intervista di Bagnoli per “La Nazione” hai detto che c’era ancora spazio per la musica impegnata. Ecco la tua risposta: “Si, magari in circuiti medi, non enormi, ma neanche minimali, con temi che continuano ancora a coinvolgere”. Cosa ne pensi oggi, quasi 20 anni dopo. Sei ancora d’accordo con la tua affermazione?
No. Allora ‘è stata l’impennata della musica indie che, tra rock e sperimentazione, concedeva spazi alla musica d’autore parzialmente rinnovata. Ora è il buio. Siamo figli di una grande cover, il ristagno e la fanghiglia del vintage e dei bignami di wikipedia. E i social, così interessanti, toccano e sfiorano cose ma non lasciano nulla di solido.
3 – Nel 2015 è uscito il libro del tuo progetto: “La protesta e l’amore”. Ti va di descrivercelo?
In realtà uscì il 3 dicembre 2015, quindi nel 2016. Bisogna leggerlo. Descriverlo è impossibile, non è una natura morta ma il racconto di un ex giovane cantautore che ha sognato di diventare una “roba” che non è mai esistita.
4 – A Marzo inizierai un piccolo tour italiano dove presenterai “La protesta e l’amore”. Come mai hai deciso di promuoverlo, in live, solo ora?
Ho dovuto elaborare ciò che frettolosamente avevo dichiarato in quella lunga intervista. Digerirlo e soprattutto essere certo di sostenerlo. Con il tour cancellerò ogni dubbio sulla libera facoltà di autocelebrarsi, raccontando i cantautori e gli autori della popular music italiana ma anche l’importanza del mezzo canzone, musica e parole insieme ed inscindibili, per aggregare le persone e per farle sentire partecipi di un qualsiasi progetto comune.
Le date saranno il 2, 18,24 e 28 marzo, rispettivamente a Brescia, Sarmede (TV), Occhiobello (RO), Legnano (MI).
5 – Qualche anno fa ti sei definito tu stesso “Cantautore italiano Scomparso”. Perché questa affermazione. Cosa c’è realmente dietro a questa tua affermazione?
Mi riferisco al mio ultimo album solo di inediti (Nessuno è scomparso, 2007). La metafora della totale assenza di valori e ideologie ha fatto sì che la morte non esista più, intendendola come fine di un’era e inizio di un’altra. Se nessuno scompare, vuole dire che ci sono ancora tutti. Inoltre, i cantautori tradizionali, che sono pochi e concentrati in pochissimi anni (una trentina?), giacciono sepolti nell’immaginario collettivo senza possibilità di resurrezione, insieme ad un certo tipo di fenomenologia discografico-industriale. Che facciamo? La rivoluzione con facebook?
6 – Hai scritto parecchi testi per diversi cantanti italiani e una cosa che mi sono sempre chiesto fin da bambino è: “Come fa un cantante a cantare un testo che non è stato scritto da lui? Come fa a immedesimarsi con l’autore e a trasmettere le emozioni e sensazioni che in quel momento giravano nella mente dello scrittore?”
Come fanno Marlon Brando o Leonardo Di Caprio a interpretare sceneggiature che non hanno scritto? Woody Allen, scrive dirige e recita. Altri preferiscono concentrarsi s’una professionalità.
Conta la bellezza, la genialità, il risultato finale.
7 – Tu che di musica ne hai fatta, e ascoltata, parecchia, com’è cambiato il panorama musicale italiano e internazionale dagli anni ’80 a oggi?
Poco. Con l’avvento del computer e del digital system può cantare anche Carlo Conti ed essere scambiato per Stevie Wonder. Inoltre le note non sono molte, lo sai bene. E c’è troppa gente che canta e sempre meno che ascolta…
8 – Qual’è il brano che hai composto al quale sei più affezionato?
“Chiama piano” perché mi ha dato frutti insperati. “La protesta e l’amore” (scritta e cantata con Claudio Lolli nel 1999) perché è ancora attuale e intensa. Parla del grande vuoto che lascerà l’essenza del novecento, quando il terzo millennio avrà trasformato i sentimenti in sms. Profetica e drammatica, ma piuttosto contemporanea.
9 – Cosa pensi della scena musicale emergente?
Non emerge. Affoga nell’oceano del tutto. E lascia niente.
10 – Ultima domanda. MusiCommunication si occupa della formazione e crescita di musicisti emergenti; che consiglio puoi dar loro per migliorare la loro crescita?
Umiltà e fame di conoscenza. Sapere, studiare, farsi male ma andare a fondo. Evitare accuratamente le mode in corso e un’eccessiva nostalgia verso il passato. Mangiare pane, musica, poesia e arte lasciando a Photoshop un ruolo marginale. Meno copertine, più spartiti.
Uno, due strumenti al massimo ma conoscerli perfettamente. E, dopo i trent’anni, cominciare a esplorare lo scrivere. A quaranta, pubblicare. E a cinquanta, come il sottoscritto, non doversi pentire di aver pubblicato troppo che rischia di non essere mai sentito da nessuno.
Luca,, ti ringrazio ancora per la tua disponibilità e chiudo con un tuo video!
Ciao!
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